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Qualcuno di voi forse ricorderà la storia delle frittelle di zio Lupo che Italo Calvino, nelle sue “Fiabe Italiane”, raccolse negli anni Cinquanta insieme ad altri racconti per bambini. La protagonista è una bambina molto golosa che si inimica il lupo dopo avergli sottratto tutte le frittelle (ma anche del pane e un fiasco di vino). L’ingorda bambina, che trangugia decine di quei dolci succulenti, finisce divorata dalle fauci del lupo. Un monito per i piccoli ghiottoni, che dovrebbero moderare la propria fame di dolci.
Ma come saranno state queste frittelle? Calvino non lo dice e, se già a sentir la favola viene l’acquolina in bocca (in barba alla morale finale), rimane fastidiosa la domanda su quel che potrebbe essere il sapore. Un gusto certamente indimenticabile considerato che, per poterne assaggiare ancora un po’, si rischia addirittura di finire nella pancia di un lupo grosso e cattivo.
Le frittelle, sotto forma di crepes, fanno parte anche della nostra tradizione culinaria. Il risultato è una sfoglia fine, condita con ingredienti salati o creme dolci. Tuttavia, la frittella per eccellenza, è certamente quella di origine americana. Parliamo, naturalmente, dei pancakes, morbide focaccine guarnite con sciroppo d’acero, che vengono servite prevalentemente a colazione. La ricetta, modificatasi nei secoli, ha origini antichissime. Le frittelle dolci, preparate con farina e olio d’oliva e zuccherate con del miele, erano già diffuse nell’antica Grecia. La vera e propria antenata del pancake americano è però una focaccia olandese che, insieme ad altre tradizioni, venne esportata nel Nuovo Mondo.
La prelibata focaccia, preparata con ingredienti semplici e genuini, è entrata così tanto a far parte della tradizione dei paesi anglosassoni che in molti di essi ancora oggi si festeggia lo Shrove Tuesday, anche conosciuto come Pancake Day. La festa, che solitamente si tiene il martedì grasso, prevede la preparazione di decine di pancakes dolci, che vengono consumati in famiglia.